Senz’altro avrete notato come i recenti fatti di cronaca nera riportino sempre più casi di infortuni mortali sul lavoro. Con l’incremento degli stessi ed il consueto conteggio annuale, cresce e si evidenzia anche il divario tra i numeri relativi alla salute e sicurezza sul lavoro riferiti dai differenti enti che se ne interessano. Ognuno propone una lettura complessiva dei dati includendo alcuni eventi e tralasciandone altri, pertanto ogni fonte ha i suoi limiti. Ad esempio, nel calcolo degli incidenti mortali connessi all’attività lavorativa, l’Anmil dichiara esplicitamente di rifarsi alle informazioni proposte dai media nazionali e al libero contributo degli utenti: inevitabilmente i dati derivanti risentono di una qualche defezione ma soprattutto emergono divergenze importanti rispetto a quelli forniti dall’Inail.
I parametri Inail
In attesa dell’aggiornamento ufficiale relativo allo scorso anno previsto per Luglio 2018, l’Inail anticipa come il 2017 rispetto all’anno precedente sia stato caratterizzato da una diminuzione delle denunce di infortunio e di quelle di malattie professionali, in calo dopo un’importante crescita decennale. I primi bilanci relativi al 2018 sono invece fermi a Febbraio e riferiscono un calo degli infortuni rispetto allo scorso anno ma un aumento delle denunce di malattia. Sappiamo come l’Inail rappresenti la fonte statistica per eccellenza da cui attingere i dati in questione, ma avete mai approfondito come effettivamente vengano prodotti e cosa venga considerato nei calcoli? Il resoconto totale fornito dall’Istituto relativamente agli infortuni sul lavoro, che può essere analizzato nel dettaglio accedendo alla banca dati Inail e apponendo i filtri desiderati, include tanto quelli occorsi nello svolgimento dell’attività lavorativa quanto quelli in itinere, così come sia gli infortuni con esito mortale che non. A partire dal trend negativo che ha contraddistinto il 2017 denunciato dall’Inail, ciò che non si evince è però come gli infortuni mortali siano aumentati rispetto all’anno 2016 e questo è innanzitutto dovuto al maggior numero di incidenti plurimi, uno su tutti la tragedia di Rigopiano.
Prevedibilmente, anche l’Inail non è esente da carenze. Le statistiche ufficiali di cui l’ente è portatore, si basano necessariamente sugli infortuni e le malattie professionali denunciate e potrebbero dunque essere ulteriormente rincarate dalle percentuali relative a tutti quei lavoratori che non risultano avere una posizione Inail aperta perché liberi professionisti o in quanto lavoratori in nero, inesistenti per i dati nazionali ed operanti in ambienti per definizione scarsamente sensibili e attenti ai temi della salute e sicurezza sul lavoro.
Il punto di incontro europeo
Indipendentemente dalla sua adeguatezza, l’inclusione nella medesima categoria dell’infortunio durante la pratica lavorativa e di quello in itinere rappresenta un modus operandi che non accomuna tutti i Paesi europei e rende pertanto difficile il confronto internazionale. A complicare il già ostico paragone europeo vi è anche l’assenza di omogeneità tra i settori produttivi rilevanti nelle diverse Nazioni, per cui un’economia che poggia maggiormente su professioni rischiose potrebbe produrre una percentuale più elevata di infortuni e portare così a deduzioni falsate. In questo senso, le eventuali differenti declinazioni dei dati infortunistici europei trovano però comune denominatore nella metodologia di calcolo dell’Eurostat, che prevede un conteggio filtrato dalla tipologia di attività allo scopo di rendere gli indici più comparabili.
Appare in questo modo evidente come sia semplice trarre informazioni parziali, e quindi interpretare uno specifico andamento secondo una visione non corretta, se non si è realmente consapevoli dei parametri utilizzati da chi quei dati li ha elaborati. A questa trappola non c’è una via di fuga diretta e sicura, occorre solo approfondire le cifre e andare oltre la superficialità dei titoli shock e delle frasi ad effetto che il mondo dell’informazione impone ai suoi rappresentanti. Saper leggere ed approfondire le cifre fornite dall’Inail, come da qualsiasi altro ente, permette di operare un’accurata e affidabile analisi del contesto socio-lavorativo attuale e, non in ultimo, di comprendere come e dove apportare il proprio circoscritto ma rilevante contributo per arginare i numeri.